Cristina Penco, Caterina d’Aragona. Dignità e coraggio - Recensione
- Alessandra Spanò
- 26 dic 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Autore: Cristina Penco
Titolo: Caterina d'Aragona. Dignità e coraggio
Luogo di edizione: Reggio Emilia
Casa Editrice: Diarkos editore
Anno di pubblicazione: 2023
Collana: Biografie
Tipo di supporto: volume cartaceo con copertina morbida
Pagine: 346
C'è ancora qualcosa da dire sulla dinastia Tudor, nonostante i diversi titoli pubblicati negli ultimi anni che pare abbiano monopolizzato l'attenzione del pubblico anche per la notorietà delle firme? Secondo me, sì e per due ragioni.
Se prendiamo le opere più lodate, quelle di Alison Weir e di Hilary Mantel, vediamo subito che si tratta di romanzi storici, non di biografie. I libri di Weir sono piacevolissimi e nel bilancio fra storia e invenzione sicuramente fanno prevalere la prima. Ma che dire di Mantel e della sua trilogia dedicata a Thomas Cromwell? In questo caso, per bocca della stessa autrice, si tratta di «un'opera di invenzione» nella quale la storia trova pochissimo spazio, rispetto a quello dato alla fantasia dell'autrice.
Serve eccome scrivere di Caterina d'Aragona nella forma della biografia, servendosi di fonti documentate e attenendosi strettamente ai fatti. Serve disegnare un ritratto a tutto tondo di una regina oggetto di una campagna denigratoria in vita e dopo la morte, per giustificare l'uso politico della sua figura, al fine di sottometterla ai vincitori che, come si sa, sono i più prolifici scrittori di storia di tutti tempi.
Ho potuto leggere questa biografia grazie alla gentlezza della Casa editrice che mi ha fatto dono di una copia saggio e che, con l'occasione, ringrazio moltissimo per la sollecita gentilezza. In tal modo ho potuto leggere e valutare con grande attenzione questo volume.
Caterina dimostra doti di intelligenza, abilità diplomatica, cultura, capacità dialettiche che fanno esclamare al suo peggior nemico, il lord cancelliere Thomas Cromwell: «Se non fosse stata donna, Caterina d'Aragona avrebbe potuto sfidare tutti gli eroi della storia». E lui doveva saperlo con assoluta certezza, vista la caratura della difesa di se stessa, della sua coscienza e della verità dei fatti che la regina mette in atto per difendersi da un marito sovrano disposto a tutto pur di soddisfare i suoi desideri, che avrebbe voluto liberarsi di lei nel modo più consono ai suoi desideri: in silenzio e senza proteste.
Cristina Penco con una prosa sciolta, scorrevole e accattivante, ci narra la storia di questa donna straordinaria, schiacciata apparentemente dalla legge del più forte, sottoposta a vessazioni di ogni tipo, morta in poverttà e solitudine, ma confortata dalla fede, dalla convinzione della giustezza della sua causa, dall'amore che non ha mai cessato di provare per il "suo" Enrico.
Il volume ripercorre tutta la vita di Caterina, nata nella porpora come si suol dire, dalla sua infanzia, al suo arrivo in Inghilterra, al suo sfortunato matrimonio con Arthur, agli anni di vedovanza vittima dei giochi di potere fra padre e suocero, all'amore e alla corona, in una vita costellata da dolori strazianti (la morte di tutti i suoi figli, ad eccezione dell'unica sopravvissuta Maria), ai continui tradimenti accettati con rabbioso stoicismo, alla Grande Questione che ribalta il suo mondo, le sue certezze, la sua stessa vita.
L'aspetto forse più interessante di questa biografia è l'inserimento delle vicende della prima parte del regno di Enrico VIII all'interno del contesto storico presente e dell'immediato passato, cosa che aiuta moltissimo il lettore non specialista a inquadrare nella giusta angolazione fatti e personaggi. Senza questo sfondo importantissimo molti lettori si troverebbero spaesati e confusi davanti alla complessità degli eventi e degli intrecci religiosi e politico-militari di quei tumultuosi anni.
La disamina delle fonti è condotta con attenzione, verosimiglianza laddove non si hanno certezze, accuratezza.
Il ritratto dellavregina è vivido e approfondito psicologicamente a tutto tondo.
L'unico aspetto che mi ha lasciato perplessa è l'uso stilistico della terminologia, caratterizzata da troppi rimescolamenti linguistici e dissonanze lessicali, che ad una lettrice specializzata come me hanno dato fastidio. Un lavoro di editing più accurato avrebbe risolto il problema uniformando termini, nomi e denominazioni e conferendo più eleganza alla prosa.
Consiglio la lettura di questo libro anche ad uso didattico. Infatti lo proporrò come lettura di potenziamento per la mia terza liceo quando arriveremo a trattare il Protestantesimo e, al suo interno, lo "strano caso" dello scisma anglicano.

Comments