Emmanuel Todd, La sconfitta dell'Occidente
- Alessandra Spanò
- 20 set 2024
- Tempo di lettura: 9 min
AUTORE: Emmanual Todd
TITOLO: La sconfitta dell'Occidente
TITOLO ORIGINALE: La défaite de l’Occident
PRIMA EDIZIONE ORIGINALE: 2024
LUOGO DI EDIZIONE ITALIANA: Roma
CASA EDITRICE: Fazi Editore
ANNO: 2024
PAGINE: 360
TIPO DI FORMATO: e-book
PREZZO: euro 16,00
«Questo saggio è qualcosa di più di un evento intellettuale – e morale – di straordinario rilievo. È una denuncia coraggiosa e una folgorante profezia».
Franco Cardini
Emmanuel Todd, noto storico e demografo francese, si distingue per la sua capacità di leggere le tendenze storiche attraverso lenti interdisciplinari, che combinano demografia, antropologia e sociologia. Nel suo saggio La sconfitta dell’Occidente Todd riprende il filo del discorso sul declino delle potenze occidentali e, in particolare, degli Stati Uniti, che aveva già intrapreso con opere precedenti come Dopo l’impero. L’Occidente, secondo l’autore, non è più la guida morale e politica del mondo che era nel secolo scorso.
In La sconfitta dell'Occidente, Emmanuel Todd analizza in profondità una serie di temi che emergono come cruciali per comprendere il declino dell'Occidente nel contesto globale contemporaneo. L'autore adotta una prospettiva interdisciplinare, combinando storia, demografia, politica ed economia per tracciare un quadro esaustivo delle dinamiche di potere in trasformazione.
Nell'introduzione de La sconfitta dell'Occidente, Emmanuel Todd elenca quelle che chiama le "dieci sorprese della guerra", riferendosi all'invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Todd utilizza questo concetto per evidenziare come l'inizio e il corso del conflitto abbiano sovvertito molte delle aspettative e convinzioni sia degli analisti che delle potenze occidentali, mostrando un mondo più complesso e meno prevedibile di quanto si credesse. Questi eventi hanno scosso le fondamenta delle percezioni geopolitiche occidentali e hanno portato a nuove riflessioni sul ruolo dell'Occidente e delle potenze emergenti.
1. La capacità della Russia di resistere alle sanzioni
Una delle prime sorprese è stata la capacità della Russia di resistere all’impatto economico delle sanzioni imposte dall'Occidente. Molti analisti occidentali avevano previsto che queste misure punitive avrebbero paralizzato rapidamente l’economia russa, portando a un crollo interno. Invece, la Russia è riuscita a riorganizzare la propria economia, riducendo la dipendenza dai mercati occidentali e rafforzando i legami commerciali con altri paesi, come Cina e India. Questo ha dimostrato la capacità di resistenza di un’economia non occidentale anche di fronte a un isolamento economico quasi totale.
2. La stabilità del regime di Putin
Un’altra sorpresa è stata la solidità del regime di Vladimir Putin. Le aspettative occidentali erano che le difficoltà economiche e l'impopolarità della guerra avrebbero provocato un’insurrezione popolare o una destabilizzazione interna. Tuttavia, Todd osserva come il sistema politico russo si sia dimostrato stabile, e che il sostegno popolare a Putin non sia crollato come previsto.
3. Il sostegno della Cina alla Russia
Un elemento inatteso è stato il sostegno, seppur discreto, della Cina alla Russia. Sebbene non abbia fornito un appoggio militare diretto, la Cina ha mantenuto e ampliato i suoi legami economici e diplomatici con la Russia, contribuendo a limitarne l'isolamento internazionale. Todd sottolinea che questo dimostra l'emergere di un asse sino-russo che sfida direttamente l'ordine internazionale dominato dall'Occidente.
4. La debolezza strategica dell'Europa
La crisi ucraina ha messo in evidenza la debolezza strategica dell’Europa, che si è trovata in gran parte dipendente dagli Stati Uniti per la difesa e la gestione della crisi. Secondo Todd, questa dipendenza sottolinea l’incapacità dell’Europa di agire come potenza autonoma sul palcoscenico internazionale, con un ruolo che rimane subordinato agli interessi americani.
5. L’efficacia limitata delle armi occidentali
Un’altra sorpresa è stata l’efficacia limitata delle armi occidentali fornite all'Ucraina. Molti esperti si aspettavano che l'arsenale tecnologicamente avanzato fornito dall'Occidente avrebbe dato un vantaggio decisivo all’esercito ucraino. Tuttavia, la capacità di resistenza dell'esercito russo e la difficoltà di ottenere vittorie decisive sul campo hanno dimostrato che la superiorità tecnologica non sempre si traduce in successo militare immediato.
6. Il ruolo della guerra dell’informazione
Todd sottolinea come la guerra dell'informazione sia stata un campo di battaglia cruciale, in cui l'Occidente ha avuto un dominio quasi incontrastato a livello globale. Le narrazioni promosse dai media occidentali hanno avuto una grande presa in Europa e negli Stati Uniti, ma al di fuori dell’Occidente — in particolare in Asia, Africa e America Latina — la versione dei fatti proposta da Mosca ha trovato un certo grado di simpatia. Questo ha sorpreso molti in Occidente, che non si aspettavano una resistenza così forte alle loro versioni dei fatti.
7. Il sostegno di alcune società non occidentali alla Russia
Todd mette in luce un aspetto sorprendente: il sostegno o la neutralità di molte nazioni del Sud globale nei confronti della Russia. Paesi come l'India, il Brasile e molti stati africani non hanno condannato la Russia con la stessa fermezza dell’Occidente, preferendo mantenere una posizione più equilibrata o di non allineamento. Questo dimostra che l’influenza morale e politica dell’Occidente è molto più limitata di quanto si credesse.
8. Il rafforzamento dell'identità ucraina
Una delle conseguenze inaspettate del conflitto è stato il rafforzamento dell'identità nazionale ucraina. Mentre la Russia aveva inizialmente previsto di sfruttare le divisioni interne dell’Ucraina, la guerra ha avuto l’effetto opposto, consolidando il sentimento di unità e resistenza contro l'invasore. Questo rafforzamento dell'identità nazionale ha dato nuova forza all’esercito ucraino, che ha combattuto con grande determinazione nonostante le difficoltà.
9. Il conflitto come guerra di logoramento
Contrariamente alle aspettative di una guerra rapida, il conflitto si è trasformato in una lunga guerra di logoramento, con pesanti perdite da entrambe le parti e senza una chiara vittoria in vista. Todd osserva che l'idea iniziale di un conflitto breve e decisivo è stata completamente smentita dagli sviluppi sul campo, che hanno invece mostrato un impegno prolungato e costoso.
10. Il rischio di escalation nucleare
Un’altra sorpresa, benché inquietante, è stata la crescente possibilità di un’escalation nucleare. Todd osserva che, mentre molti consideravano il nucleare come una minaccia remota e impensabile, il conflitto ha riportato questa possibilità all'attenzione mondiale, specialmente data la retorica aggressiva russa e l'incertezza sul comportamento di Putin in una situazione di estrema difficoltà.
Attraverso l’analisi di queste dieci sorprese, Todd cerca di evidenziare come la guerra in Ucraina rappresenti una rottura nelle aspettative geopolitiche occidentali, dimostrando che il mondo è molto più imprevedibile e complesso di quanto si credesse. Questi eventi non solo mettono in discussione la stabilità dell’ordine globale, ma sottolineano anche l'inizio di una nuova era multipolare, in cui le vecchie potenze occidentali non possono più pretendere di controllare gli sviluppi internazionali con la stessa sicurezza del passato.
Le principali tematiche affrontate in questo volume sono molteplici e di grande rilevanza per comprendere la particolare contingenza storica che segue il crollo dell'URSS fino ad arrivare ai giorni nostri.
Todd parte dall'osservazione che l’Occidente, e in particolare gli Stati Uniti, non esercitano più il dominio globale che avevano conquistato nel XX secolo. Questa perdita di influenza, secondo Todd, è legata a una combinazione di fattori interni ed esterni. Gli Stati Uniti, e più in generale l'Occidente, stanno progressivamente perdendo competitività economica rispetto alle potenze emergenti, come la Cina. La deindustrializzazione e la delocalizzazione della produzione hanno eroso la base economica che in passato aveva garantito prosperità e stabilità.
Todd attribuisce gran parte della crisi interna degli Stati Uniti all'aumento delle disuguaglianze economiche, che hanno portato a una polarizzazione politica e sociale. L’ineguaglianza crescente, unita a una debolezza delle istituzioni pubbliche, ha indebolito la coesione sociale e il consenso politico interno.
Lo storico sostiene inoltre che l'Occidente non riesce più a esercitare una leadership morale sul piano internazionale. Infatti, gli interventi militari fallimentari, come in Iraq e Afghanistan, avrebbero minato la credibilità delle democrazie occidentali. Inoltre, i diritti umani e i valori democratici che l’Occidente promuoveva non sembrano più essere universali né esportabili, come si pensava dopo la fine della Guerra Fredda.
In seconda battuta, Todd dedica una parte consistente della sua analisi alla crisi dell’Europa, che considera non solo economica, ma soprattutto identitaria e politica.
L'autore critica le politiche economiche dell’Unione Europea, in particolare quelle di austerità imposte ai Paesi membri. Queste politiche, che Todd ritiene fallimentari, hanno contribuito a peggiorare le condizioni sociali, aumentando il malcontento popolare e favorendo l'ascesa di movimenti populisti e nazionalisti.
Todd non si frena dal denunciare la mancanza di una leadership politica forte e coerente in Europa. L’Unione Europea è vista come una macchina burocratica inefficiente, incapace di affrontare le sfide globali. L’incapacità di risolvere le crisi migratorie, economiche e geopolitiche è una prova tangibile di questo fallimento.
Un altro aspetto che Todd sottolinea è il declino demografico in Europa, che ritiene sintomatico di una più profonda crisi culturale e sociale. Il calo delle nascite e l'invecchiamento della popolazione rappresentano un ostacolo significativo per il futuro del continente.
Infatti, per Todd, il futuro dell'Europa dipenderà dalla sua capacità di superare queste contraddizioni interne e di trovare una nuova strada che le consenta di rimanere rilevante sul piano globale, senza perdere il suo patrimonio culturale e i suoi valori sociali.
A seguire, Todd pone particolare attenzione al ruolo delle potenze autocratiche emergenti, come la Cina e la Russia, che si stanno affermando come attori chiave nel nuovo ordine mondiale.
L'Autore analizza la Cina come esempio di un modello alternativo a quello occidentale, in cui uno Stato autoritario riesce a combinare controllo politico con sviluppo economico. Sebbene la Cina non sia una democrazia, Todd sostiene che il pragmatismo del governo cinese e la sua capacità di gestire le sfide interne ed esterne la pongono in una posizione di forza sul piano geopolitico.
Anche la Russia di Putin, con la sua politica di assertività internazionale, è vista come una sfida diretta all'egemonia occidentale. Todd evidenzia come, nonostante le sanzioni e l'isolamento diplomatico, la Russia abbia saputo mantenere una posizione di rilevanza strategica, soprattutto in Medio Oriente e nei rapporti con l'Europa.
La decisione di spingere l’Ucraina verso l’Occidente, senza considerare le conseguenze per la stabilità della regione e per le relazioni con la Russia, viene infatti descritta da Todd come uno degli errori strategici più gravi commessi dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Invece di rafforzare la sicurezza europea, questa politica ha finito per destabilizzare l’intera regione.
Todd introduce poi un elemento inedito nella sua analisi, già comunque evidenziato dal fatto che il calo demografico è indice di una debolezza endemica; egli collega il declino dell’Occidente a cambiamenti demografici e inerenti alle strutture familiari. Secondo Todd, la crisi culturale dell'Occidente è riflessa nella dissoluzione delle famiglie tradizionali.
Lo storico sottolinea come la tradizione familiare occidentale, basata su famiglie nucleari e una forte divisione dei ruoli sociali, sia stata erosa da decenni di cambiamenti culturali. Questo ha portato a una frammentazione sociale e a un indebolimento delle reti di sostegno comunitarie.
Al contrario, Paesi come la Cina e l’India continuano a basarsi su strutture familiari solide e più tradizionali, che Todd ritiene siano alla base della loro maggiore coesione sociale e demografica.
Uno dei contributi più originali significativi espressi in questo saggio è la critica all'universalismo occidentale, ossia l'idea che i valori e le istituzioni dell’Occidente siano applicabili in tutto il mondo.
Dopo la caduta del muro di Berlino, l'Occidente aveva coltivato l'illusione di poter esportare la propria democrazia e il proprio modello economico ovunque, ma la realtà ha smentito questa visione. L’ascesa delle potenze autocratiche e la resistenza di culture diverse hanno dimostrato che la visione occidentale non è né unica né universale.
Todd mette in discussione anche la capacità dell'Occidente di affrontare il multiculturalismo interno. Le tensioni etniche e religiose in Europa e negli Stati Uniti mostrano i limiti del modello occidentale di integrazione, incapace di rispondere alle sfide poste dalla globalizzazione.
Uno dei capitoli più interessanti e stimolanti per l'analisi critica e la discussione geopolitica è quello dedicato a ciò che l'Autore chiama "La trappola ucraina".
Secondo Todd, la crisi ucraina ha rivelato i limiti della strategia americana e dell’egemonia occidentale. Il sostegno occidentale alla rivoluzione di Maidan nel 2014 e la successiva annessione della Crimea da parte della Russia hanno portato a un’escalation del conflitto, culminata nella guerra del 2022. Todd considera questa guerra come una "trappola" in cui gli Stati Uniti sono caduti, poiché hanno sottovalutato la capacità di resistenza della Russia e le conseguenze economiche e geopolitiche di un confronto prolungato.
Todd sostiene che gli Stati Uniti, pur cercando di rafforzare la loro posizione geopolitica, sono finiti in una situazione di stallo strategico. La guerra in Ucraina ha esposto l’incapacità dell’Occidente di imporre la propria volontà alla Russia, e ha rivelato la fragilità delle alleanze occidentali di fronte a una crisi prolungata. Inoltre, la guerra ha avuto effetti negativi sull’economia globale, aggravando le tensioni tra gli Stati Uniti e altre potenze emergenti, come la Cina.
La "trappola ucraina" segnerebbe quind la fine definitiva dell’unipolarismo americano e l’inizio di una nuova era multipolare. Gli Stati Uniti non sono più la potenza egemone capace di imporre il proprio volere al resto del mondo, e devono ora confrontarsi con l’ascesa di nuove potenze autocratiche e con un sistema internazionale sempre più frammentato e instabile. Todd invita l’Occidente a prendere coscienza di questa realtà e a rivedere le proprie strategie geopolitiche, abbandonando le illusioni di dominio globale per adattarsi a un mondo in cui il potere è distribuito in modo più equilibrato tra diverse potenze.
In questo saggio, denso, ma molto chiaro nella scrittura e nello stile della narrazione, L'Autore non solo traccia un quadro del declino delle potenze occidentali, ma mette anche in luce come le loro fragilità siano legate a una crisi culturale e demografica profonda. Il libro invita a una riflessione sul futuro dell'Occidente e su come possa riconfigurare il proprio ruolo in un mondo sempre più multipolare.
Certamente, la visione di Todd non è priva di pessimismo, ma offre al contempo una serie di prospettive utili per comprendere meglio le sfide del XXI secolo. Sebbene alcune sue tesi possano apparire provocatorie, la sua capacità di collegare dinamiche storiche, economiche e sociali rende questo saggio una lettura essenziale per chiunque voglia approfondire i cambiamenti globali in atto e pertanto ne è altamente consigliata la lettura e la riflessione critica.
Ringrazio la Casa Editrice Fazi per il cortese invio della copia-saggio in formato e-book.

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