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RECENSIONE - D. GOLEMAN, Intelligenza emotiva

  • Immagine del redattore: Alessandra Spanò
    Alessandra Spanò
  • 8 ago 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

AUTORE: Daniel Goleman

TITOLO: Intelligenza emotiva. Che cos'è e perché può renderci felici

DATA I EDIZIONE ORIGINALE: 1995

EDIZIONE ITALIANA RIVEDUTA E AGGIORNATA: 2018

Luogo di edizione: Milano

CASA EDITRICE: Rizzoli

COLLANA : BUR saggi

PAGINE: 500

BROSSURA

PREZZO: 15,00 euro


Questo libro non è uno dei tanti manuali di auto-aiuto che riempiono scaffali su scaffali delle nostre librerie; questo è un manuale scientifico di psicologia, che parte da solide basi di neurologia per spiegare il funzionamento di alcuni organi fondamentali del nostro cervello per poi spiegare e risolvere il millenario problema del rapporto fra anima e corpo, fra passioni e ragione, fra pensiero logico e pensiero emotivo.

I punti di partenza del Nostro sono Socrate, Platone e Aristotele, i quali già 2500 anni fa hanno discusso in modo approfondito il rapporto fra la parte passionale e la parte razionale di noi; quando la prima prende il sopravvento sulla seconda, essendo interconnesse, il nostro equilibrio è messo fortemente in discussione, portandoci all'aggressività incontrollata, alla depressione, all'anaffettività, a disturbi del comportamento alimentare, ad un malessere multiforme che coinvolge poi inevitabilmente anche il corpo.

Questo libro non è destinato solo agli specialisti, ma a tutti noi. È una guida scientificamente fondata alla comprensione di noi stessi, al funzionamento della nostra anima, del nostro cuore e della nostra ragione.

Nessun corso di mindfulness potrà mai portarci ad una vera guarigione senza psicoterapia, senza l'uso di farmaci sotto strettissimo controllo medico e senza che noi impariamo ad educare la nostra parte emotiva e a sottoporla al controllo della parte razionale.

E tutto ciò accade senza alcun legame di causa effetto con il nostro quoziente intellettivo (QI).

La sede di tutte le passioni è l'amigdala (memoria emozionale); la sede dei ricordi percettivi è l'ippocampo; i lobi prefrontali sono il centro di controllo delle emozioni.

Queste tre componenti sono essenziali, devono lavorare insieme, ma sono i lobi che devono detenere il controllo.

Imparare a dominare la collera, trovare strategie per lenire l'ansia, controllare la malinconia, sviluppare l'empatia permette di evitare e limitare l'insorgere di malattie mentali pericolose per noi e per gli altri.

Lo sviluppo dell'empatia e il pensiero positivo durante gli inevitabili stress emotivi che la vita ci mette davanti già da bambini molto piccoli, segna e modella il nostro cervello in modo potente, anche al di là del temperamento geneticamente ereditato. Non siamo "destinati", siamo capaci strutturalmente di vivere lo stress in modo distruttivo o costruttivo.

Le uniche persone che possiamo cambiare siamo noi stessi.

Ma tutto ciò si impara e la famiglia è fondamentale in questo apprendimento, più di qualunque altra comunità o agenzia sociale (scuola compresa).

La scuola (tramite operatori formati e sotto la direzione di istituti universitari) può raddrizzare molte situazioni e incoraggiare e rafforzare chi è già sulla buona via nel controllo empatico delle passioni, ma l'intervento deve essere il più precoce possibile, non estemporaneo e condotto da personale specifico.

Un mancato controllo delle passioni porta alla distruzione di matrimoni, a pessimi rapporti lavorativi tra colleghi e tra subordinati e superiori. ad una crisi di fiducia fra medico e paziente, ecc.

Imparare le tecniche di rilassamento può essere semplicemente un palliativo momentaneo o può essere del tutto improponibile a chi per es., ha in corso un attacco di furia incontrollata.

Bisogna educare prima, bisogna conoscere prima come siamo fatti ("Conosci te stesso" diceva Socrate) e poi ci si può barcamenare tra le vicende più o meno stressanti della vita.

Le possibilità di riuscita totale o parziale, aumentano in maniera direttamente proporzionale alla precocità con cui viene educata l'intelligenza emotiva.

La scuola dell'infanzia, la primaria e la secondaria di primo grado sono quelle più coinvolte nel difficile cammino di riallineare eventuali disfunzionalità generate in famiglia.

I benefici sono di inestimabile valore: autoconsapevolezza emozionale, controllo delle emozioni, indirizzamento produttivo delle emozioni stesse, sviluppo dell'empatia e gestione sana dei rapporti interpersonali.

Sono felice di aver letto questo libro perché, anche grazie alla scrittura scorrevole, ma precisa e accurata, mi ha confermato nella convinzione di docente di lunga esperienza nella secondaria di secondo grado, che per migliorare il rapporto degli studenti con lo studio, la fatica, le discipline, serve sicuramente la meraviglia di aristotelica memoria, ma serve anche che gli alunni imparino a gestire se stessi, a trovare modi propositivi per risolvere tensioni e conflitti, ansie e paure, autocommiserazioni e scoraggiamenti: in una parola, devono imparare a servirsi dell'intelligenza emotiva.

Non serve far diventare la scuola un campo giochi, un parcheggio per genitori indaffarati, un centro di semplificazione didattica: non serve a nessuno e peggiora la situazione generale.

Ogni insegnante faccia propri i principi dell'intelligenza emotiva e su questi moduli con l'esempio dato in prima persona il rapporto con gli alunni, i rapporti tempestosi fra compagni di classe (palesi o latenti), senza nulla togliere alle proprie discipline di competenza, anzi aggiungendo un quid fondamentale, che i grandi filosofi dell'antichità e dell'età medievale ci hanno da tempo lasciato in eredità.



 
 
 

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