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RECENSIONE: Dio di illusioni di Donna Tartt

  • Immagine del redattore: Alessandra Spanò
    Alessandra Spanò
  • 25 ott 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 20 set 2024


TITOLO ORIGINALE The Secret History

AUTORE Donna Tartt

TITOLO IN ITALIANO Dio di illusioni

ANNO DI EDIZIONE IN ITALIA (1992) - 2003

E-BOOK

CASA EDITRICE Rizzoli BUR Contemporanea

PAGINE 622



🏺Ho sentito parlare di questo libro, per lo più in termini entusiastici ma con qualche sonora critica e diverse stroncature e ho voluto leggerlo per farmene un giudizio mio. Seicento pagine non mi spaventano, l’ambientazione universitaria men che meno e il greco addirittura mi fa gioire, per cui ho acquistato la copia sul bookshop di Apple e ho iniziato la lettura a mente sgombra da pregiudizi.

🏺La prima parte non è malaccio, ma i campanelli di allarme io li ho già sentiti nell’esergo di Nietzsche sullo spirito dionisiaco… La situazione è inimmaginabile in Italia (per fortuna): un prof carismatico lavora con un gruppo esiguo di studenti su lingua e letteratura latina e greca, seleziona gli studenti e ne diventa il tutor. Sei alunni fanatici (non appassionati o amanti) di greco e latino pendono dalle labbra dell’esimio e sfuggente docente che li massacra di lavoro.

🏺 Il narratore (Richard) si unisce al gruppo dopo molte insistenze e segna per sempre così la sua vita.

🏺In inglese il titolo è The secret history e forse era meglio mantenerlo così, perché ben poche cose emergono alla luce del sole. I protagonisti sono dei «poker faces», indecifrabili o comunque falsi e bugiardi dall’inizio alla fine. Durante un baccanale (sic!) uccidono un innocente e nessuno vuole spiegare nulla, l’importante è farla franca, senza rimorsi o ambasce perché tanto il tizio non era nessuno di fondamentale per l’umanità (doppio sic!). Non conoscono morale e sembrano sicuramente figli di Machiavelli, ma non di Socrate o Platone. Richard è tenuto ai margini e senza saperlo (non brilla per intelligenza o sagacia) fa da sguattero al quintetto e al prof così mellifluo… da sembrare falso. I dialoghi sono insignificanti, ambigui e decisamente anonimi. I personaggi, maschere vuote.

🏺Nella via della depravazione non conoscono freni o inibizioni di alcun genere. Il 99% del libro è fatto di droghe, gigantesche sbronze quotidiane di superalcolici (ma stranamente nessuno va mai in coma etilico), sesso (con la variante incestuosa perché se no è troppo banale), vomito, lenzuola puzzolenti, igiene estremamente carente, sonno praticamente inesistente, ma (miracolo) traducono o scopiazzano i compiti di greco e sostengono la loro parte a lezione. Ora se c’è una cosa che lo studio del greco richiede è una mente lucidissima e una concentrazione altissima. E questi dopo le serate e le nottate insonni l’indomani sarebbero in grado persino di distinguere uno spirito aspro da uno dolce e tradurre Callimaco o Senofonte e chi so io. Semplicemente assurdo e impossibile da realizzarsi nella pratica.

🏺Più andavo avanti più ho odiato questa massa informe di ragazzi incoscienti, viziati, del tutto bruciati e totalmente privi di quell’aristocrazia (oi aristoi in greco significa i migliori in assoluto) che pensano di possedere. Commettono un secondo omicidio, le cose si complicano un pochino e la guerra civile all’interno del gruppo manda all’aria in falso spirito di corpo e si arriva, com’è prevedibile alla dissoluzione totale.

🏺Non c’è un lieto fine perché alla fine chi sopravvive non va in galera e si fa una vita sua, alla larga dagli altri. I morti non hanno giustizia perché non la meritano.

🏺Ho letto con una nausea sempre maggiore, nelle narici sentivo tutte le puzze, il marciume, la sporcizia in cui questi assassini vivono convinti di essere delle divinità intoccabili. E alla fine non c’è neppure un riscatto di qualunque tipo. Solo la scrittura è scorrevole e merita una stellina e l’ambientazione degli esterni per cui sono arrivata al massimo di due stelline su 5. Avessi dovuto fare la somma algebrica sarei andata sotto zero. E amen a Donna Tartt e alla sua visione della vita.



 
 
 

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