RECENSIONE - Dov Alfon, Sarà una lunga notte
- Alessandra Spanò
- 18 mar 2022
- Tempo di lettura: 3 min
AUTORE: Dov Alfon
TITOLO: Sarà una lunga notte
PRIMA EDIZIONE: 2016
EDIZIONE ITALIANA: 2019
CASA EDITRICE: Dea Pianeta Libri
PAGINE: 491
COLLANA: - - -
FORMATO: copertina rigida con sovraccoperta
PREZZO: 17,00 euro
Questo libro dell’autore israeliano Dov Alfon narra di un’intricatissimo caso che si snoda tra Israele, Francia ed Estremo oriente. Seguendo, forse inconsapevolmente, la seconda regola aristotelica della tragedia (e in questo romanzo i morti sono davvero tanti, per cui il termine non mi pare improprio), tutti i fatti si svolgono in un’unica giornata, che si snoda a ritmo serrato tra le 10.40 di lunedì 16 aprile alle 14.40 di martedì 17 aprile..
Il genere è il thriller spionistico, in cui la fanno da padroni autori come Fleming e Le Carré, ma Alfon, intelligentemente, parla di ciò che conosce molto bene per averlo vissuto in prima persona e quindi regge benissimo il confronto con i suoi illustri predecessori.
Infatti l’Autore per anni è stato membro effettivo della sezione 8200 dello spionaggio militare israeliano e quindi ne conosce perfettamente dinamiche e funzionamento.
A partire da uno strano rapimento di un giovane informatico atterrato a Parigi da Tel Aviv per partecipare ad un convegno di startup, si snodano tutta una serie di intrighi difficilmente decifrabili di primo acchito, che a volte sembrano congiungersi ed altre dividersi, come ogni buon libro che parli di spie in azione. La triangolazione infernale non è solo Pechino-Parigi-Tel Aviv, ma anche quelle correnti che si delineano confusamente all’interno di ognuno degli attori in lotta. Esercito contro intelligence, settori dell’esercito contro altri, settori spionistici contro altri, in un gioco di matrioske molto ben congegnato, avvincente e in grado di tenere il lettore legato alla sedia per la curiosità di sapere chi è chi e da che parte stia.
Non ne esce bene la politica, che cercando di gestire a proprio vantaggio le vicende, nel tentativo di coltivare ambizioni personali poco nobili, con mezzi, ancor meno nobili, intorbida la vicenda e causa anche più morti del dovuto. Spiccano le personalità dei due protagonisti israeliani, la determinata e coraggiosa Oriana Talmor, comandante pro tempore dell’unità speciale 8200, che opera in Patria e il colonnello Abadi, bello, malinconico e dal notevolissimo fiuto investigativo.
Ma il duo è in realtà un trio, perché di sicuro non svolge un ruolo di secondo piano il commissario Léger, che non vuole di certo finire stritolato tra gli spietati agenti cinesi da un lato e i servizi segreti israeliani dall’altro, i quali non vogliono guardare in faccia nessuno quando i loro uomini cominciano a cadere uno dopo l’altro nella capitale francese. Il commissario si ritroverà a recitare il ruolo dell’eroe per caso, che comunque gli tornerà utile in futuro, quando gestirà le reclute dell’Accademia di polizia, raccontando la versione ufficiale dei fatti e suscitando l’ammirazione generale dei suoi pupilli.
E c’è da dire che Parigi non è un semplice sfondo, in questo romanzo, ma una vera protagonista, narrata viva e palpitante nei suoi monumenti più celebri e nelle storie dei vetusti palazzi che accolgono le azioni e le parole dei protagonisti. La storia della città è parte integrante della narrazione, costellata peraltro di dotte citazioni di ampia provenienza, come Platone, Napoleone o Victor Hugo.
Il libro vale la lettura, è intrigante, appassionante, molto ben scritto e apre gli occhi del lettore su scenari affascinanti, come quelli dell’intelligence, che solitamente non lavano i panni sporchi in pubblico. Nessuno dei personaggi assomiglia neppure lontanamente al mitico 007 e questo rende il libro ancora più piacevole e credibile.

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