RECENSIONE - Intermezzo di Sally Rooney
- Alessandra Spanò
- 24 nov 2024
- Tempo di lettura: 4 min
AUTORE: Sally Rooney
TITOLO: Intermezzo
LUOGO EDIZIONE ITALIANA: Torino
CASA EDITRICE ITALIANA: Einaudi
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2024
FORMATO: Copertina rigida
PAGINE: pp. 432
Intermezzo di Sally Rooney, l'ultimo romanzo della celebre autrice irlandese, rappresenta un punto di svolta nella sua produzione letteraria. Pubblicato nel 2024, il romanzo si inserisce nel dibattito contemporaneo sulla narrativa di formazione e sulla rappresentazione delle relazioni interpersonali nell'era digitale. Ma con Intermezzo sembra inciampare su un terreno pericolosamente instabile. Sebbene il romanzo si presenti con un’intenzione di analisi profonda delle dinamiche interpersonali, il risultato finale è un’eco sbiadita dei propositi dell'Autrice, che dà vita ad una disarmonica sinfonia narrativa che i lettori forse non si aspettavano. La trama si snoda attorno alle vicende umane ed esistenziali di due fratelli, Peter e Ivan, posti loro malgrado l'uno di fronte all'altro dalla malattia e d poi dalla morte del loro padre. Questo evento scatenerà in loro dinamiche diverse, bizzarre o addirittura distruttive. Peter, un giovane intellettuale tormentato, vive confusamente le sue relazioni tossiche con Sylvia e Naomi. Ivan, giovane astro della scacchistica internazionale, si innamora perdutamente di Margareth, donna di grande fascino, ma di tredici anni più grande di lui. Quello che avrebbe potuto essere un racconto autentico e stimolante sulle sfumature delle connessioni umane si trasforma, invece, in un ritratto stanco e a tratti irritante di dinamiche malsane e reiterative.
Intermezzo si colloca all'interno di un genere letterario fluido e in continua evoluzione, che potremmo definire come una sorta di "realismo psicologico contemporaneo". Il romanzo attinge da diverse tradizioni letterarie, dalla narrativa di formazione alla letteratura psicologica, dalla commedia romantica al romanzo di formazione. Tuttavia, la peculiarità di Rooney consiste nel saper combinare questi elementi in un modo tutto suo.
L'Autrice presta una grande attenzione ai dettagli per rappresentare realisticamente il volto fluido, al limite del gassoso, della società contemporanea.
Peter è un protagonista che si distingue per la sua fragilità emotiva e l’incapacità di gestire le proprie insicurezze. Questo lo rende un personaggio potenzialmente interessante, ma Rooney non riesce a elevarlo oltre lo stereotipo del giovane uomo spezzato. Le sue interazioni con Sylvia e Naomi si sviluppano come una spirale di manipolazioni reciproche, cariche di sottotesti tossici che mai trovano una reale risoluzione o giustificazione narrativa.
Sylvia, descritta come una donna brillante ma affetta da un dolore cronico dovuto ad un misterioso incidente, sembra utilizzare più o meno consapevolmente Peter come una pedina emotiva per colmare i propri vuoti personali. La relazione tra i due è sotto sotto un mero esercizio di potere, più che un legame pienamente adulto, maturo e umano. D’altro canto, Naomi rappresenta una dipendenza diversa ma altrettanto problematica. La loro relazione è caratterizzata da una tensione erotica costante, un gioco di attrazione e repulsione che trasuda insincerità da parte dello stesso protagonista. Queste connessioni non evolvono, restano bloccate in un ciclo di sofferenza e silenzio che, anziché arricchire il lettore, lo alienano.
La narrazione si riduce a una sequenza di conflitti e riconciliazioni privi di autentico significato. La tossicità non viene mai analizzata in modo critico o costruttivo, ma presentata come un dato di fatto, un contesto inevitabile che i personaggi semplicemente subiscono. Ciò che avrebbe potuto essere un’esplorazione delle complessità della dipendenza emotiva e della manipolazione relazionale si dissolve in una serie di cliché che non aggiungono nulla di nuovo al panorama letterario contemporaneo.
I dialoghi sembrano forzati, più orientati a dimostrare un’intellettualità di facciata che a rivelare autentici moti dell’animo. L’autrice sembra più preoccupata di riaffermare il proprio marchio di fabbrica che di adattare il proprio stile alla storia e ai personaggi, e il risultato è una narrazione che suona falsa, quasi costruita a tavolino.
In ultima analisi, Intermezzo manca di un’anima. Non c’è alcuna vera catarsi, né per i personaggi né per il lettore. Le relazioni disfunzionali di Peter con Sylvia e Naomi non conducono a una crescita o a una riflessione significativa; al contrario, sembrano intrappolate in una stasi narrativa che lascia un senso di frustrazione. È un romanzo che promette tanto ma mantiene poco, intrappolato nella sua stessa pretesa di introspezione. Se l’intento di Rooney era quello di mostrare la banalità del male nelle relazioni moderne, ha fallito nel tradurre questa idea in una narrazione coinvolgente e autentica. Insomma, al cuore di questa storia c'è il vuoto. In questo romanzo le relazioni tossiche emergono come elementi centrali, ma l’autrice non le condanna. Al contrario, le presenta come dinamiche funzionali ai personaggi, riflettendo la loro vulnerabilità e complessità.
In conclusione, a mio parere, Sally Rooney utilizza la grettezza emotiva nei suoi personaggi per esplorare le relazioni tossiche, evidenziando le fragilità e le insicurezze che caratterizzano i legami umani. I protagonisti, come Peter e Ivan, affrontano conflitti interiori profondi, spesso manifestati attraverso silenzi e fraintendimenti, che riflettono la loro incapacità di comunicare apertamente i propri sentimenti. Ritengo che il romanzo esprima una visione disincantata delle relazioni umane, suggerendo che i legami familiari e affettivi siano intrinsecamente privi di significato o speranza, riflettendo in modo compiaciuto una disturbante mentalità nichilista. Inoltre la trama scarna, le continue ripetizioni e il finale aperto fanno di Intermezzo, a mio avviso un'occasione sprecata e un motivo di gioia solo per i fan più accaniti dell'opera della scrittrice irlandese.

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