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RECENSIONE - J.K. ROWLING, Il maialino di Natale

  • Immagine del redattore: Alessandra Spanò
    Alessandra Spanò
  • 9 gen 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

AUTORE: J. K. Rowling

TITOLO: Il Maialino di Natale

FORMATO: EPUB

CASA EDITRICE: Salani Editori

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2021

PAGINE DELL'EBOOK: 320 (sul mio iPad pro 12.9 inch 2021 sono 192)

PREZZO EBOOK SU BOOK STORE APPLE: euro 9.99


Quando si parla di J.K. Rowling si pensa immediatamente ad una scrittrice dallo stile preciso, apparentemente semplice; dico apparentemente perché la grande abilità dell’Autrice sta nel saper veicolare temi complessi, difficili, scomodi con un linguaggio lineare, comprensibile a tutti (e quindi erroneamente liquidato come “infantile”), travestito da favola, magia, mondi sub-creati.

In realtà, l’occhio smaliziato vede oltre e vede altro.

J.K. Rowling parla ai bambini e ai ragazzini, ma soprattutto parla al bambino/a che ognuno di noi adulti è stato/a e di cui conserva nell’animo e nella mente una componente essenziale della propria personalità. Le esperienze vissute da bambini ci formano/deformano in modo incisivo. E tra le cose che più incidono sulla nostra personalità ci sono senza dubbio le relazioni familiari (in primis con la propria madre e subito dopo col padre ed eventuali fratelli e sorelle) e il nostro rapporto con i giocattoli. I giocattoli per i bambini non sono oggetti comuni, non hanno un mero valore di svago, ma sono esseri reali, su cui riversano gioie, dolori, frustrazioni, ambivalenze, confidenze, ecc. Sono esseri reali che assorbono tutto quello che la nostra psiche non vuole o non può tirare fuori liberamente, sono i nostri testimoni, i nostri consolatori e i nostri fratelli più stretti. Nell’infanzia (ma anche nell’età adulta) abbiamo bisogno di trovare sicurezze, certezze stabili e non volatili, odori, suoni, colori, voci, echi di quello che siamo e del mondo che ci circonda. I bambini non amano i cambiamenti, soprattutto quelli radicali. Tanto più quando si vive in famiglie disfunzionali o in famiglie spezzate dalla separazione, magari burrascosa, dei genitori. I bambini, con le loro sensibilissime antenne, percepiscono tutto, interiorizzano tutto, soprattutto perché sanno che quello che percepiscono li fa stare male, anche e soprattutto perché non ha per loro un contorno definito.

Il tema non è in sé nuovo. Toy Story (soprattutto il primo film della serie Disney Pixar) ha dato voce al rapporto privilegiato tra un bambino, Andy e i suoi giocattoli, capaci di animarsi, aiutarlo e sostenerlo attivamente, perché in realtà vivi, anche se lui non se lo immagina neppure. Anche in Inside Out c’è qualche richiamo alla sofferenza dei bambini davanti ai cambiamenti e alle emozioni ambivalenti che questi provocano in loro.


Nel libro della Rowling troviamo il piccolo Jack che vive una infanzia felice, accanto a mamma e papà, ma soprattutto in unione col suo maialino di pezza, Lino, che è il suo rifugio per eccellenza, perché contiene tutto quello che lo fa stare bene e che può riassumere con una sola parola “famiglia”.

La separazione dei genitori, il cambio di città , di scuola, di casa, di amici, il ribaltamento di rapporti con quella che riteneva la sua migliore e ammiratissima amica, lo gettano nel panico e nel dolore più totale. E questo panico diventa rabbia furibonda quando, per uno di quegli atti tanto repentini quanto crudeli tipici purtroppo di tanti adolescenti, il suo adorato maialino viene gettato fuori dal finestrino dell’auto dei nonni in corsa sotto la neve in autostrada. Niente riesce a tranquillizzare, consolare, acquietare il dolore rabbioso di Jack, neanche il pronto regalo di un nuovo maialino apparentemente identico a quello perduto. Ma non è Lino, perché gli manca l’anima, gli manca tutto quello che Jack gli ha riversato dentro per poi ritrovarsi.

La notte di Natale, gli viene però offerta una seconda possibilità dai suoi stessi giocattoli che hanno la possibilità di vivificarsi in quell’unica magica notte: andare in un sovramondo misterioso, difficile, insidioso, in cui andare in cerca di ciò che si è perduto.

Con Nat, il “nuovo” maialino, Jack parte rimpicciolito a misura di giocattolo per un’uscita segreta, rischiando tutto pur di ritrovare l’amico perduto. Le avventure di Jack e Nat permettono alla Rowling di dare spazio alla sua straordinaria fantasia e di creare personaggi indimenticabili, allegorici, ma vivissimi che popolano un mondo dispotico e crudele in cui le cose perdute devono fare i conti con un personaggio dai tratti demoniaci, il Perdente, invidioso degli uomini e di tutte le cose belle e buone che li circondano e di cui vuole cibarsi per vendetta e crudeltà. Nella sua tana in cui divora le cose perdute per puro sadismo, assomiglia molto al Polifemo dell'Odissea nella sua tana, che divora senza pietà i compagni di Ulisse.

Gli insegnamenti che l’Autrice vuole fare apprendere ai bambini in senso strettamente anagrafico e ai bambini che dimorano per sempre in ognuno di noi, sono quelli che lei stessa ha disseminato in modo via via più evidente e diffuso nella storia di Harry Potter: solo chi si sacrifica per amore degli altri, risorge (il Coniglietto Azzurro e lo stesso Harry), che la Felicità è alla portata di tutti, se solo lo desideriamo, che le Doti perdute si possono ritrovare, che la Speranza è capace di spezzare tutte le catene che ci tengono in gabbia, ma soprattutto l'enorme, divino potere che viene dall’accettazione della morte.

Questo è il grande insegnamento di Harry Potter e de Il Maialino di Natale. Chi non accetta la morte soccombe, chi fa della morte uno strumento di amore salva gli altri (la madre di Harry, per es.,), ma soprattutto salva se stesso risorgendo. La vita non è un allegro Luna Park, un’eterna girandola di piaceri da ottenere tutti e subito, ma sacrificio, lotta, sconfitta, scalata a mani nude, cadute e ricadute, resistenza davanti alle nostre stesse difficoltà. “La perdita fa parte della vita” ripete la Rowling nel cap. 52 de Il Maialino di Natale.

In una società la cui mentalità dominante invita ai piaceri intensi ed effimeri, alla notorietà di basso livello, all’esigere tutto quello che piace senza mai sporcarsi le mani, Harry e Jack rappresentano un insegnamento potente: nulla di buono, bello, grande si ottiene senza il sacrificio, da quelli più piccoli a quello più estremo, la morte.

Nella difficile scelta finale, Jack, come Harry, diventano eroi nel senso più pieno del termine e così sorgono a vita nuova e comprendono che per recuperare la propria vita, bisogna perderla. Solo chi ha attraversato la valle della desolazione, come Frodo attraversa il nero deserto di Mordor ne Il Signore degli Anelli, può comprendere il significato fortissimo che questo apparentemente “innocuo” libro di favole natalizie vuole rivelarci.

Sono stata felice di averlo letto perché parla all'anima, mi ha permesso ancora una volta di ritrovare una parte di me che conosco bene, il mio stesso modo di vedere la vita, l’amicizia, l’amore. Le illustrazioni di Jim Field, che accompagnano il libro sono bellissime e riescono a dare corpo ai numerosi e fantasiosi scenari del racconto, con una poesia che incanta.


E ancora una volta, posso dire grazie a J. K. Rowling e al suo incredibile ingegno, che parla all'anima di ognuno di noi.



 
 
 

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