RECENSIONE, Matteo Strukul, I Medici, vol I, Una dinastia al potere
- Alessandra Spanò
- 10 lug 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Aurore: Matteo Strukul
Titolo: I Medici: Una dinastia al potere
Casa editrice: Newton Compton editori
Genere: romanzo storico
Anno: 2016
Collana: Nuova Narrativa Newton
Formato: rilegato
Pagine: 352
Prezzo: Euro 9,90
Il volume di Matteo Strukul sui Medici narra delle lotte intestine della Firenze della prima metà del Quattrocento, che videro le potenti famiglie degli Albizzi e degli Strozzi, in primis, contendere il dominio della città alla famiglia dei Medici, visti come indegni per quanto ricchi usurai. Le vicende sono note, alla morte di Giovanni de’ Medici, per testamento il comando passa ai due figli, Cosimo (il Vecchio) e Lorenzo. Le lotte intestine porteranno Cosimo all’esilio dorato a Venezia, dove fu capace di stringere potenti relazioni commerciali con i notabili della Serenissima, mentre Lorenzo riusciva addirittura ad accrescere le ricchezze del Banco. L’alleanza con Venezia e il prezioso ruolo svolto dagli altri membri della famiglia in Patria, oltre che l’inettitudine politica e militare dei loro nemici, porterà al trionfale ritorno dei fratelli in Patria e l’assunzione discreta, ma indubbiamente forte di una criptosignoria. Il quadro storico è rispettato nelle linee generali e nei particolari più importanti. Certamente, vi sono inevitabili libertà, come la storia d’amore e morte di Laura e Rheinartd. La caratterizzazione dei personaggi è buona (nessuno potrà dimenticare il ritratto di Filippo Maria Visconti) o la saggezza cristallina di Giovanni Bessarione o le acrobatiche evoluzioni mentali e artistiche di Filippo Brunelleschi alle prese con la costruzione della cupola di S. Maria del Fiore. Sullo sfondo il Concilio di Firenze, che avrebbe dovuto sancire la riunione fra Cattolici e Ortodossi, sia sulle questioni dottrinali, sia su quelle del primato petrino.
Lo stile è molto scorrevole. Il linguaggio è troppo modernizzato e, secondo me, andava più spinto verso quello che era il volgare colto dell’epoca. Manca praticamente del tutto la dimensione religiosa come parte fondamentale del sentire dell’epoca, sia dei singoli, sia della collettività tutta, a prescindere dalle azioni che si commettevano. Ignorare del tutto nella psiche individuale e collettiva la presa profonda che la fede esercitava sulle coscienze, significa purtroppo dare uno spaccato incompleto e monco di un aspetto fondamentale della civiltà umanistica. L’autore stesso dichiara, in conclusione, che nonostante la documentazione storica consultata, si è preso delle libertà nella descrizione della decisiva battaglia di Anghiari, ma non credo che ciò costituisca una licenza artistica imperdonabile, trattandosi di un romanzo storico, in quanto non distrugge o manipola il quadro storico generale.
Valutazione complessiva: 3/5
Comments